“Wow, guarda com’è venuto bene questo selfie!” È una frase che molti giovani si ripetono ogni giorno, incantati dall’immagine riflessa dai filtri delle app. Quegli strumenti magici che levigano la pelle, allargano gli occhi e scolpiscono i lineamenti sembrano innocui, ma cosa succede quando il confronto tra la foto modificata e la realtà diventa un tormento?
Viviamo in un’epoca in cui l’apparenza gioca un ruolo cruciale, e i filtri, nati per divertimento, si sono trasformati in specchi ingannevoli. Non si limitano più a piccoli ritocchi, ma imitano interventi estetici veri e propri: zigomi scolpiti, nasi sottili, corpi modellati come fossero opere d’arte digitale. Questo crea uno standard di bellezza irraggiungibile, e molti ragazzi iniziano a sentirsi “sbagliati” nella loro versione autentica.
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UNA BELLEZZA CHE NON ESISTE
Dietro a ogni scatto filtrato si nasconde un rischio: l’illusione di poter essere migliori solo cambiando il proprio aspetto. Questa visione distorta non solo alimenta l’insicurezza, ma porta molti a desiderare interventi estetici per somigliare alla loro immagine digitale. È il fenomeno noto come “Snapchat dysmorphia”, una condizione in cui la versione filtrata diventa il punto di riferimento. Ma cosa accade a chi non riesce mai a raggiungere questo ideale?
Molti adolescenti, poco attrezzati per gestire queste pressioni, si ritrovano intrappolati in un circolo vizioso. Sentirsi “non abbastanza” diventa la norma, con conseguenze che possono sfociare in problemi psicologici come ansia, depressione o disturbi alimentari.
I PIÙ GIOVANI A RISCHIO
Per i bambini e gli adolescenti, che vivono nella fase delicata della costruzione dell’identità, il confronto con immagini alterate può essere devastante. Non distinguere più il reale dal ritoccato li porta a interiorizzare l’idea che il loro aspetto naturale non sia mai sufficiente. E così, il sorriso che un tempo era spontaneo, ora viene sostituito da un filtro che lo “perfeziona”.
COME PROTEGGERE L’AUTOSTIMA
Affrontare questo problema significa agire su più fronti:
- Insegnare ai giovani a riconoscere le immagini ritoccate, mostrando la differenza tra reale e virtuale.
- Valorizzare la diversità e promuovere il messaggio che la bellezza autentica risiede nella propria unicità.
- Limitare l’uso di filtri che alterano drasticamente i lineamenti, specialmente per i minori.
- Offrire supporto emotivo e psicologico per aiutare chi si sente sopraffatto dall’ansia di apparire perfetto.
VERSO UN’IMMAGINE PIÙ VERA
La vera sfida non è eliminare i filtri, ma insegnare a guardarci allo specchio con amore. È importante ricordare che la bellezza non è un’immagine modificata, ma la luce che ogni persona porta dentro di sé. Aiutare i giovani a riconoscere questo valore è un passo fondamentale per costruire un futuro in cui l’autostima non dipenda da un clic.
Informatica in Azienda diretta dal Dott. Emanuel Celano
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