Con l’aumento della diffusione, anche sui modelli di fascia bassa, delle automobili ‘connesse’ cresce anche l’impegno da parte dei Costruttori per proteggere – attraverso specifiche tecnologie – la privacy e la sicurezza dei dati che vengono veicolati all’interno della vettura e nei collegamenti con l’ambiente esterno e le infrastrutture. Un recente studio condotto dal Ponemon Institute per conto di Synopsys e di SAE International – realizzando attraverso intervistate a 600 professionisti responsabili del contributo o della valutazione della sicurezza dei componenti automotive – evidenzia in questo ambito una situazione preoccupante. La maggior parte (63%) degli intervistati verifica meno della metร dell’hardware, del software e di altre tecnologie esposte a vulnerabilitร . Quasi un terzo (30%) delle aziende rappresentate dai manager intervistati non ha, poi, un programma o un team dedicati alla sicurezza informatica del prodotto.
I maggiori rischi per la cibersicurezza – si legge nello studio Synopsys SAE International – arrivano dalle tecnologie RF (63%), tra cui WiFi e Bluetooth, seguite dalla telematica (60%), dai sistemi di assistenza alla guida (45%), dalle telecamere (29%) e dai componenti elettrici (17%). Gli autori dello studio hanno valutato anche i fattori primari che sono a monte di questa pericolosa vulnerabilitร nelle tecnologie automobilistiche: al primo posto (71%) la pressione per rispettare le scadenze di consegna dei nuovi prodotti, al secondo (60%) la mancanza di formazione relativamente a procedure e pratiche sicure e al terzo (55%) errori accidentali di codifica dei software.
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