I bulli online sono pericolosi ma non invincibili. Ecco come “stenderli” se attaccano
“Sei grassa. Sei gay. Fai schifo”: un vostro amico, una vostra amica oppure voi stessi potreste aver letto o ricevuto messaggi così su Whatsapp. O magari qualcuno ha rubato una vostra foto da Instagram e ha iniziato a mandarla in giro sui social, descrivendovi in modo negativo: questi comportamenti non sono “semplici” scherzi, ma veri e propri atti di cyberbullismo.
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NON BATTUTE, MA CRIMINI
Si tratta di reati, perché il cyberbullo, spesso un coetaneo della vittima, in questo modo compie una vera persecuzione», spiega Nunzia Ciardi, Direttrice della Polizia postale, una sezione della polizia specializzata in crimini informatici. In Italia, come è emerso da una ricerca del Corecom (Comitato di controllo del sistema di comunicazioni), quattro ragazzi su dieci sono vittime di cyberbullismo.
Come Flavia: mentre parlava con il prof, una compagna di classe le ha scattato una foto che poi, con la complicità di un’amica, ha postato su Instagram con tanto di testi falsi. Clara, invece, ha un altro problema: alcune sue compagne la prendono pesantemente in giro sulle chat di Whatsapp: dicono falsità su di lei e cercano di metterla in cattiva luce con la maestra. «Ho provato a ignorarle e a fare finta di nulla», ci ha raccontato, «ma non ci riesco e sto male».
Flavia e Clara sono due vittime di cyberbullismo. Come possono difendersi?
PAROLA D’ORDINE: MAI SOLI
«Non confondete i cyberbulli con dei comuni prepotenti o persone sempre pronte a litigare», dice Daniele Novara, pedagogista che si occupa dei problemi dei ragazzi. «Parlate subito dei loro attacchi a mamma o a papà, alla prof o a un amico più grande». Per neutralizzare i cyberbulli, infatti, la cosa più importante è non restare soli e non pensare di cavarsela senza chiedere aiuto. Anche perché nemmeno il cyberbullo è “solo”: spesso insulta e perseguita le proprie vittime via web facendosi spalleggiare da “complici”. Il fatto è che non lo può fare, così come non può usare una vostra foto senza permesso, nemmeno con la scusa che “non fate parte del suo gruppo”.
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Gli attacchi dei cyberbulli sono sia pubblici sia privati. Nel primo caso aggrediscono verbalmente sul profilo social di una persona, contraddicendola metodicamente e offendendola, anche con immagini. Oppure ne “rubano l’identità”, creando un falso pro lo social della vittima, che poi riempiono di bugie e notizie imbarazzanti. Anche un banale selfie, che abbiamo condiviso senza pensarci troppo e in modo del tutto innocente, può essere rubato e usato come arma di ricatto. Gli attacchi privati arrivano invece attraverso i Direct Message di Instagram o Whatsapp. Anche in questo caso, però, basta che il cyberbullo condivida con altre persone l’offesa perché questa diventi rapidamente incontrollabile.
Qualunque sia il tipo di attacco, la cosa più importante è ricordare che la colpa non è mai delle vittime. Mai. Fate attenzione alle foto e ai commenti (vostri o su altri) che mettete sui social. Pensate, prima, a come potrebbero essere interpretati da chi li vede con intenti di bullismo e, al minimo dubbio, non postateli. E poi facciamo capire tutti in-ieme ai bulli che siamo noi i più forti.
HATER, TROLL E FAKE
A volte i cyberbulli indossano una “divisa” diversa, secondo le cose che fanno sul web. Per esempio possono diventare troll, ossia persone che, online, provocano gli altri per scatenare delle risse virtuali: vanno segnalati e ignorati. Oppure diventare hater (odiatori) di qualcuno: di una squadra di calcio così come di un personaggio famoso. L’hater va sulle pagine web che parlano dell’argomento che ha preso di mira e copre di insulti chi legge e partecipa. Il fake, infine, è il più pericoloso di tutti, perché denigra gli altri usando una falsa identità.