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Covid-19, il 22% degli under-16 è sempre online: così gaming e nuovi social diventano un antidoto alla solitudine

Covid-19, il 22% degli under-16 è sempre online: così gaming e nuovi social diventano un antidoto alla solitudine
Scritto da gestore

Sono le evidenze di uno studio, realizzato su un campione di ragazzi dai 12 ai 16 anni, dell’Associazione Social Warning. Nell’anno della pandemia esplodono TikTok e le piattaforme legate ai giochi online. Mentre una percentuale di adolescenti denuncia di essere rimasta vittima di episodi di Revenge Porn.

Sempre meno piazze e strade reali, sempre più piattaforme virtuali. La pandemia ha ridisegnato radicalmente gli spazi di incontro degli adolescenti e fornito una netta accelerazione alla digitalizzazione delle loro esistenze. La conferma viene dall’ultimo report dell’Osservatorio Scientifico sull’Educazione digitale di Social Warning, associazione che da anni si batte per una corretta educazione digitale, attraverso una rete capillare di formatori-volontari in tutta Italia che agiscono a partire dalle scuole. “È raddoppiato il tempo online, mentre si sono dimezzati i limiti e le regole” ci racconta Davide Dal Maso, il giovane presidente dell’Associazione. E i dati sugli Under 16, raccolti nel periodo della pandemia, tra febbraio 2020 e febbraio 2021, non autorizzano certo a dormire sonni tranquilli. Il 22% dei ragazzi, di un campione compreso dai 12 ai 16 anni, è praticamente connesso 24 ore su 24, mentre le famiglie spesso latitano, lasciando spesso i ragazzi in balia del mondo digitale.

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Un flusso inarrestabile che non conosce vincoli temporali:  “Ho molte testimonianze di adolescenti che si svegliano di notte per stare mezz’ora su un social come TikTok o Instagram o giocare con qualche game on-line per poi riaddormentarsi. Una dinamica che ha un impatto anche poi nel corso della giornata” ci racconta Dal Maso e che parte dalla percezione stessa della realtà .“La generazione Z ha una soglia di attenzione molto bassa e in generale l’abuso di tecnologia digitale, stando a recenti studi,l’ha abbassata ulteriormente: se in un adulto è di 8 secondi, quella di un ragazzo di oggi è di appena 7”. Un tempo inferiore a quella dei pesci rossi che ha una portata cognitiva rilevante. Mentre non mancano le esperienze negative in cui i ragazzi dicono di imbattersi in rete.

Se il Revenge Porn diventa un problema anche per gli adolescenti

Il 15% degli intervistati confessa di avere avuto degli episodi spiacevoli on-line. Già, perché anche se i ragazzi sembrano protetti dal proprio nucleo famigliare o dalle mura di casa, la rete non è certo un luogo neutrale. Il 35% di chi si è imbattuto in disavventure digitali dichiara di essere stata vittima di cyberbullismo, il 15% di revenge porn, l’8% dichiara di essere stato adescato online. Ed è forse il dato sul “revenge Porn”, data la giovane età, a stupire maggiormente.

“Si pensi che le coppie sono state molto più online, si sono scambiati molti più messaggi, ed  è aumentato il sexting- spiega Dal Maso- se correliamo tutto ciò al dato Istat sull’aumento dei divorzi e delle separazioni durante la pandemia abbiamo forse una spiegazione del fenomeno. Il revenge porn diventa uno strumento di vendetta anche per i giovanissimi: è un fenomeno che esplode quest’anno con la pandemia, almeno per questa fascia di età”.

Ma le minacce passano anche dall’uso disinvolto dei social. Se le piattaforme incoraggiano alla continua condivisione di foto, video e frammenti di vita, i ragazzi non hanno a volte chiaro che le tracce digitali che lasciano oggi possono pregiudicare le loro vite domani e trasformarsi, in breve, da fattore di visibilità a fonte di imbarazzo. Il 61% degli adolescenti intervistati dichiara di condividere abitualmente la proprio foto online, il 74% se ne pente successivamente. Perché quando i confini tra mondo digitale e mondo fisico diventano labili, anche la reputazione social diventa reputazione tout court.

E se aumenta l’interazione di media digitale, a cambiare è la loro fruizione. Gli adolescenti sembrano prediligere social e piattaforme che puntano maggiormente sull’interazione e sul coinvolgimento. Una vera e propria rivoluzione rispetto ai social media usati da genitori e fratelli maggiori.

Il boom delle piattaforme di Gaming e di TikTok

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Se il maggior mezzo digitale utilizzato dai ragazzi per interagire è sempre saldamente Whatsapp (91% degli intervistati), mentre il social  più fruito è ancora Instagram (84.1%), emerge prepotentemente il ruolo di un social di ultima generazione come TikTok. La piattaforma cinese è utilizzata dal 55% degli intervistati e i dati sono in linea con il boom avuto in tutto il mondo nel corso della pandemia. Il segreto? Puntare su brevi video da condividere non con la propria cerchia di amici, ma con l’intera community del social. È l’algoritmo che, interazione dopo interazione, seleziona i contenuti affini ai nostri gusti e crea la nostra esperienza sulla piattaforma mettendoci in contatto con altri utenti.

“TikTok è molto più ludico e interattivo degli altri social: è nato per il divertimento. La larga diffusione odierna però deriva anche dalla crescita degli over 25 sulla piattaforma, un trend che poi influenza anche i ragazzi. È un social pensato per attirare l’attenzione di chi ha poca attenzione, ed è quindi perfetto per la generazione Z” spiega Davide Dal Maso.

A Flourish chart

Ma aumenta l’interazione anche di social network come Twitch, piattaforma di livestreaming per videogiocatori utilizzata ormai per ogni tipo di contenuto e Discord, chat per gamers nata nel 2015 che oggi è diventato un vero e proprio social network con oltre 100 milioni di utenti nel mondo. Cala invece l’uso di una piattaforma di video “mainstream” come Youtube.

“Tanti ragazzi e ragazze giocano sempre di più e Discord e Twicth sono realizzati per i gamers: se voglio vedere un tutorial su un gioco vado su Twitch, se invece voglio parlare del gioco a cui sto giocando e creare nuove amicizie su Discord- sottolinea Dal Maso – non sorprende che nell’anno della pandemia entrambi abbiano fatto registrare dei record di utenti. Questi dati ci danno anche un’indicazione dell’importanza del gaming per gli adolescenti durante questa pandemia”

Ma la sensazione è che spesso queste piattaforme siano diventate un vero e proprio surrogato di quella che era la vita normale pre-pandemia: “i ragazzi hanno trovato in rete una parziale risposta rispetto ai loro bisogni frustrati attraverso i cosiddetti nuovi social come TikTok, Twitch o Discord. Spazi virtuali in cui divertirsi, ballare o giocare con gli amici continuando a chattare, coltivare le relazioni con i coetanei interagendo live e continuamente, caratteristica che gli altri social non hanno. TikTok, Twitch e Discord vincono perchè
sono i più interattivi”.

I ragazzi hanno più consapevolezza digitale degli adulti

Uno degli aspetti più interessanti, e forse più inquietanti, è forse determinato dall’informazione. In caso di dubbi il 94% degli intervistati ammette di rivolgersi a Internet per trovare delle risposte, una percentuale nettamente superiore a quella rappresentata dai genitori (94%), amici (40%) o insegnanti (30%). Solo l’1% dice invece di sfogliare libri, una dinamica inevitabile forse nella transizione digitale che stiamo vivendo. Ma ci sono anche aspetti positivi, come sottolinea il fondatore di Social Warning:

“È vero che va fatto un lavoro educativo sulla social reputation: spesso i ragazzi si pentono delle foto online o di quello che pubblicano, ma su altre cose sono molto più consapevoli dei loro genitori. Penso ad esempio alle fake news o alle mail di phishing, cose che sui ragazzi fanno molto meno presa rispetto agli adulti. Sono nati nel mondo digitale e hanno sviluppato anche anticorpi adeguati per queste dinamiche. Si pensi, per esempio all’hate speech e ai commenti d’odio sotto i post Instagram o Facebook: è facile dimostrare che gli ‘odiatori’ sono, nella maggior parte delle volte, adulti e non ragazzi”.

Ma da dove attingono fattualmente informazioni gli adolescenti? Il 91% utilizza Google, affidandosi così ai risultati di un motore di ricerca, poco più della metà degli intervistati (56%) consulta invece Wikipedia. I siti di News e le fonti di notizie certificate sono invece frequentati da appena il 44% degli intervistati, mentre il 23% non esita a rivolgersi ai social network.

E la tendenza all’utilizzo estensivo di social e web sembra ormai duratura: “E’ un trend strutturale che continuerà anche per il post-pandemia, non si tornerà indietro. Il vero scopo è educare i ragazzi a un utilizzo attivo e non passivo di questi strumenti. I social possono diventare anche uno strumento se utilizzati per promuovere una passione o un’attività, demonizzarli non serve a nulla. Nel nostro piccolo cerchiamo di esortare i ragazzi a prendere in mano la loro vita digitale e non essere passivi fruitori di contenuti” conclude Dal Maso. Un cambiamento che necessita di un vero e proprio cambio di paradigma a cui tutti, dagli insegnanti ai genitori, saranno chiamati nei prossimi anni a realizzare.

FONTE : DANIELE TEMPERA https://nuovavenezia.gelocal.it/