Un team di 11 antropologi ha trascorso 16 mesi a documentare l’uso dello smartphone in 9 paesi in Africa, Asia, Europa (tra cui l’italia) e Sud America, con particolare attenzione agli anziani. L’analisi è pubblicata su The Global Smartphone: Beyond a youth technology, nuovo libro coordinato dal professor Daniel Miller. Lo studio rivela come siamo dei “senzatetto” quando perdiamo i telefonini, perché è lì che esprimiamo sempre più la nostra personalità, i nostri interessi e valori. Li adattiamo alle esigenze e abbiamo ‘barattato’ il tempo trascorso faccia a faccia con la famiglia e gli amici con le ore “a casa” sui nostri smartphone. “Il rovescio della medaglia – evidenzia Miller – è che in qualsiasi momento, durante un pasto, un incontro o un’altra attività condivisa, una persona può semplicemente ‘scomparire’, essendo “tornata a casa” sul proprio smartphone.
Questo comportamento, e la frustrazione o persino l’offesa che può causare, è ciò che chiamiamo la ‘morte della prossimità’. Stiamo imparando a convivere con il rischio che anche quando siamo fisicamente insieme, possiamo essere soli socialmente, emotivamente o professionalmente. Allo stesso tempo, lo smartphone ci sta aiutando a creare e ricreare una vasta gamma di comportamenti utili, dal ristabilimento di famiglie allargate alla creazione di nuovi spazi per la sanità e il dibattito politico”. Per l’esperto il ‘peso’ degli smartphone mette in rilievo ancora di più le differenze che derivano dall’esclusione digitale. Global Smartphone rivela altri modi in cui i telefonini ci stanno cambiando: ad esempio, emoji, gif, immagini, hanno esteso la comunicazione umana oltre la parola parlata o scritta – ora intere di conversazioni possono avvenire attraverso le immagini. La fotografia è sempre più ” funzionale”, cioè scattiamo foto per registrare e archiviare informazioni. Potremmo poi non sentirci più vecchi: in molte regioni del mondo lo smartphone ha contribuito a cambiare l’esperienza dell’invecchiamento, facendo sentire continuità con la giovinezza: sentirsi vecchi è associato alla fragilità piuttosto che all’età. (ANSA).
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Fonte : https://www.ansa.it/