Una ricerca commissionata da Check Point dimostra che con lo smart working crescono anche i rischi legati agli attacchi hacker
La pandemia da coronavirus ha fatto esplodere lo smart working e, con esso, ancheย una lunga serie diย minacce informaticheย che mettono a rischio la sicurezza dei dati degli utenti e delle aziende. ร quanto emerge dalla ricerca condotta da Dimensional Research per conto di Check Point Technologies, uno dei leader globali del mercato della sicurezza informatica.
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La ricerca รจ stata condotta su 411 professionisti IT e della sicurezza, che lavorano in tutto il mondo in aziende con almeno 500 dipendenti, che hanno risposto a precise domande su quali siano le minacce piรน attuali e su come รจ cambiato il loro lavoro con l’aumento esponenziale del lavoro da remoto.ย ย ย sulle prospettive di ripresa nei prossimi mesi.
Coronavirus e smartworking: aumentano le minacce informatiche
Il primo dato che salta all’occhio tra quelli raccolti da Dimensional Research รจย il 71% dei professionisti che dichiara di aver notato un aumento di minacce e attacchi realiย da quando รจ iniziata l’epidemia, poi trasformatasi in pandemia.ย Il 55% degli intervistati ha visto crescere ilย phishing, anche quello direttamente legato al coronavirus. In aumento anche i siti fake pericolosi che forniscono informazioni o consigli sulla pandemia senza alcun reale controllo scientifico. Crescono anche iย malware, inclusi i ransomware che ricattano l’utente chiedendogli un pagamento.
Ben il 95% dei professionisti della sicurezza informatica intervistati afferma di doverย lavorare di piรน a causa del Covid-19: il 56% dichiara che la sfida principale รจ garantire una connessione sicura per i dipendenti inย smartworking, il 55% afferma di dover trovare nuove soluzioni scalabili per l’accesso da remoto, il 47% afferma invece che i dipendenti dell’azienda usano strumenti e servizi non testati e, quindi, pericolosi.
Boom dei domini pericolosi
A questi dati di Dimensional Research, poi, Check Point Technologies ne aggiunge altri, non meno rassicuranti: l’azienda di sicurezza elettronica ha rilevato unย boom di registrazioni di domini legati nel nome e/o nei contenuti al coronavirusย e questi domini hanno, in media, il 50% in piรน di probabilitร di essere dei siti pericolosi. “Il numero medio di nuovi domini registrati nelle tre settimane a partire dalla fine di febbraio รจ stato quasi 10 volte superiore alla media delle settimane precedenti”, spiega l’azienda. Infine, Check Point ha notato che nel Dark Web sonoย cresciute esponenzialmente le vendite di malwareย ingegnerizzati per approfittare della paura degli utenti per il coronavirus. Insomma, in tempi di pandemia globale ilย Malware as a Serviceย prolifera in maniera incredibile.
Coronavirus e sicurezza informatica: come difendersi
Partendo dai dati di Dimensional Research e di Check Point Technologies รจ possibile stilare alcuniย suggerimenti su come contrastare le minacce informatiche piรน diffuseย in tempo di coronavirus.
La piรน diffusa in assoluto, ilย phishing, รจ per fortuna anche la meno pericolosa e la piรน semplice da risolvere: basta adottare in modo rigido le migliori pratiche, che consistono nelย non cliccare mai su un link presente in un messaggio di posta elettronica o in unย SMSย senza prima avere la certezza che il mittente del messaggio sia chi dichiara di essere. Discorso simile per i siti fake di notizie sul coronavirus, dai quali potremmo scaricare inavvertitamente qualche virus: evitare di frequentarli รจ possibile e doveroso.
Spetta ai tecnici delle grandi aziende (ma anche al singolo lavoratore autonomo), invece,ย proteggere la connessione Internet usata per lavorare da remoto: ogni attacco al nostro computer, in questi casi, diventa un attacco anche ai dati dell’azienda o dei nostri clienti. L’uso diย reti private virtualiย (VPN), di una buona suite di sicurezza informatica e di un sistema operativo costantemente aggiornato diventa assolutamente essenziale.
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Per quanto riguarda iย dispositivi mobili, poi, si deve fare ancora piรน attenzione: รจ su questi device, infatti, che molto spesso registriamo anche le nostre carte di credito e altri metodi di pagamento. E’ chiaro, per questo, cheย si tratta di dispositivi ancora piรน appetibili per un hackerย e che, quindi, dobbiamo stare molto attenti alle app che scarichiamo e che installiamo. E, tra l’altro, non ci dobbiamo neanche fidare troppo dei nomi delle app visto che Google, proprio in questi giorni, ha tolto dal Play Store l’app “SuperVPN”. Si tratta di una app non sicura ma che, ufficialmente, offriva una VPN gratuita agli utenti. La prima segnalazione per far rimuovere SuperVPN dal Play Store risaliva a fine 2016, ma Big G รจ passata all’azione solamente dopo quattro anni. Nel frattempo, l’app aveva accumulato piรน di 100 milioni di installazioni, facendo credere a una miriade di utenti che i propri dati fossero al sicuro.
Fonte : https://www.fastweb.it/web-e-digital/coronavirus-smartworking-attacchi-hacker/