L’era della guerra cibernetica “è già cominciata”. Lo sostengono i massimi esperti di cyber security riuniti a Bratislava per il “Global press event” di Eset, una società leader nel settore. Non ci sono soltanto gli attacchi di hacker appoggiati dai militari e i virus informatici per destabilizzare interi Paesi. La cyber war è fatta anche di fake news per colpire gli avversari politici e dell’uso di informazioni personali raccolte sui social per condizionare le elezioni (come nel caso Cambridge Analytica). La Rete è ormai un campo di battaglia cruciale nella lotta per la supremazia geopolitica.
E lo dimostra anche l’ultima ricerca investigativa svelata da Eset sui “Dukes”, un pericoloso gruppo hacker. Conosciuto anche come “Cozy Bear”, si ritiene collegato ai servizi segreti della Russia. Dal 2008 colpisce in tutto il mondo e l’anno scorso sembrava sparito nel nulla, ma ora è riapparso sulla scena internazionale. Si teme che possa di nuovo attaccare gli Stati Uniti e influenzare le elezioni presidenziali dell’anno prossimo, come è già successo nel 2016.
Per il World economic forum, gli attacchi cyber e le violazioni dei dati (data breaches) sono il terzo e il quarto rischio globale più probabile dopo gli eventi climatici estremi e i disastri naturali. È una conseguenza della trasformazione digitale dell’economia e della società, più si va avanti e più crescono i pericoli di incursioni informatiche.
“Siamo nell’era della cyber war”, ha spiegato Miroslav Trnka, il cofondatore di Eset. Fino agli inizi del Duemila le infiltrazioni erano compiute soprattutto da studenti di informatica, poi c’è stata la fase dei gruppi criminali. Ma oggi, secondo Trnka, buona parte dell’attività hacker è commissionata dai governi e dai servizi segreti. Ma la cyber war è una guerra complessa, in cui è difficile capire da dove partono gli attacchi e chi sono gli attori in campo.
Uno scenario che spiega anche l’ascesa della Eset: da minuscola società di quattro persone, nata in Slovacchia nel 1992, è diventata uno dei principali player globali con un fatturato di oltre 500 milioni di euro. A 30 anni dalla “rivoluzione di velluto”, impiega oggi 1.600 persone e con il suo antivirus Nod32 protegge oltre 600 milioni di utenti nel mondo. E ogni giorno i suoi sistemi intercettano 300mila malware diffusi attraverso internet, un altro indicatore significativo dell’avvento della guerra cibernetica.
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