Nellโultimo decennio i progressi tecnologici hanno mutato i rapporti interpersonali. Ciรฒ รจ avvenuto anche nelle famiglie, nelle quali genitori e figli si sono avvalsi di vari strumenti del mondo digitale e delle esperienze di socialitร virtuale, con tutte le opportunitร correlate ma anche con tutti i rischi che possono provenire, sopratutto per i piรน piccoli, dalla mancanza di competenze.
Al riguardo, i due scrittori ed esperti di tecnologiaย Gianluigi Bonanomiย eย Fiorenzo Pillaย hanno realizzato insieme il libroย Prontuario per genitori di nativi digitaliย (Ledizioni), che ha l’obiettivo di offrire risposte valide a 100 domande che i genitori di nativi digitali, al giorno d’oggi, potrebbero porsi, aiutandoli cosรฌ a non avere dubbi e a mantenere costantemente il dialogo con i figli.
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Dai social network alla privacy, dai giochi online ai rischi dellโanonimato, il testo analizza cento scenari reali, fornendo un valido strumento per aiutare i genitori a conoscere il mondo digitale dei ragazzi.
Ecco 6 risposte significative, tratte dal libro, a 6 domande, che possono aiutare i genitori odierni a relazionarsi meglio con i propri figli, nativi digitali per eccellenza.
1. A che etร รจ giusto dare il primo smartphone?
Secondo Bonanomi e Pilla, la piรน autorevole fonte europea sul tema, la ricerca “EU Kids Online”, dimostra come negli ultimi anni ci sia stato un boom delle connessioni a Internet anche per i bambini sotto gli otto anni. La maggioranza dei piccoli tra i sei e gli otto anni ha accesso alla Rete, e questo ormai dal 2007.
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Ma, in realtร , non esiste un momento giusto per dotare i bambini di uno smartphone. “Anche l’esperto Alberto Pellai sottolinea che non esistono linee guida di pediatri o psicologici in questo senso ma la sua indicazione รจ che il momento piรน indicato รจ l’inizio della scuola superiore: da quell’etร i ragazzi e le ragazze sono capaci di essere autonomi nell’utilizzo e hanno anche sviluppato la capacitร di proteggersi da una certa impulsivitร ”.
“Quindi, si puรฒ affermare ragionevolmente dire che l’etร giusta per ricevere il primo smartphoneย dipende dalla sensibilitร dei genitori e dalla maturitร dei figli.ย Proibire a prescindere non รจ mai una strategia vincente, dunque il trucco sta nell’uso condiviso dello strumento”.
Il genitore puรฒ supervisionare, dare il buon esempio ma, soprattutto, condividere l’uso di questi strumenti: per esempio si puรฒ chiedere al ragazzo di mostrare le proprie chat di WhatsApp facendosi raccontare che cosa ha ricevuto e condiviso. In gergo si parla di ‘digital mentoring’: un approccio per genitori che intendono proteggere i figli, ma al tempo stesso rispettare i loro confini e incoraggiarli a diventare degli adulti che sanno come comportarsi online, in modo sano e responsabile”.
2. Troppa tecnologia influisce sul rendimento scolastico?
I risultati di varie ricerche al riguardo hanno evidenziato una relazione tra l’intensitร dell’uso del computer e di Internet e le performance scolastiche nella maggior parte dei casiย negativa.
“Secondo gli ultimi studi,ย quanto piรน i ragazzi utilizzano gli strumenti digitali, tanto peggiori sono i risultati ottenuti,ย nello specifico, nei test di lettura e di matematica. Tutto questo vale se questi strumenti sono usatiย per svago. Se, invece, PC e Internet vengono utilizzati solo per studiare, รจ evidente soprattutto la relazione positiva tra la frequenza tra l’uso di Internet a casa per la scuola e i punteggi dei test Invalsi in italiano. Ciononostante, e anche in questo caso, l’uso deve essere comunque moderato”.
3.ย Che cosโรจ il sexting?
Sextingย รจ una parola nata dalla crasi dei termini inglesiย sexย (sesso) eย textingยย (messaggiare). “La parola indica l’atto di condividere messaggi, foto o video a contenuto social piรน o meno esplicito, prodotti attraverso cellulare, computer, tablet, palmari e scambiati via chat, social network e programmi di messaggistica istantanea”.
“Nel caso dei piรน giovani l’immagine sessualmente esplicita puรฒ apparire una sorta di dichiarazione di fiducia nell’altro, ma gli effetti indesiderati che derivano da tale comportamento possono essere devastanti.ย Una volta inviata la foto, infatti, se ne perde completamente il controllo, e questo puรฒ accadere anche con le applicazioni,ย il che rende i ragazzi assolutamente inermi rispetto all’uso che di quella immagine puรฒ essere fatto da altri”.
4.ย Che cosโรจ il cyberbullismo?
Gli autori hanno spiegato che il termine รจ stato coniato nel lontano 2002 e nel 2006 Nancy Willard, direttrice del “Center for Safe and Responsible Internet Use” ha individuato sette tipi diย cyberbullismo:
“Flamming”: si inviano messaggi violenti e scurrili per creare conflitti verbali online.
“Harassment”: molestie che si concretizzano in azioni, parole e comportamenti persistenti verso una singola persona.
Denigration””: divulgazione, online o tramite cellulare, notizie false, allo scopo di rovinare la reputazione o le amicizie della vittima. Si colpiscono generalmente aspetti centrali della personalitร del soggetto: orientamento sessuale, appartenenza etnica, difetti fisici, difficoltร scolastiche e situazioni familiari.
“Cyberstalking”: infastidire, molestare e terrorizzare le vittime online al fine di non farle piรน sentire sicure, nemmeno tra le mura di casa.
“Impersonation”: il furto di identitร virtuale della vittima รจ finalizzata a compiere una serie di azioni che ne danneggiano la reputazione.
“Tricy o Outing”: il cyberbullo guadagna la fiducia della vittima per acquisire informazioni da diffondere online per danneggiarne la reputazione.
“Exclusion”: escludere intenzionalmente qualcuno, senza motivo, da un gruppo online su WhatsApp e Facebook, chat, forum o giochi online.
“Nel 2007 l’educatore Smith ha individuato un’ottava forma di cyberbullismo: “happing slapping”, che si concretizza nel riprendere in un video il bullo che picchia la vittima diffondendo, poi, il filmato online”.
“Come supporto per sensibilizzare i ragazzi sul tema, puรฒ essere utile guardare insieme a loro il video #Cyberesistance, pubblicato su YouTube. Il filmato, realizzato dal regista Tommaso Bernabei, racconta il cyberbullismo affrontando molti degli aspetti che lo caratterizzano: per esempio l’incapacitร dei ragazzi di riuscire a parlare”.
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5. E’ possibile tracciare tutto quello che fa mio figlio con il suo telefonino senza che se ne accorga?
Bonanomi e Pilla sostengono che per quanto questa domanda sia comprensibile nell’ottica del desiderio di tutela che ciascun genitore nutre per il proprio figlio, “contrasta con la necessaria costruzione di un rapporto trasparente e basato sulla fiducia”.
“Fatta questa premessa, la risposta รจ positiva:ย basta forzare il funzionamento delle app per il parental control e delle app antifurto al fine di tracciare messaggi, chiamate, siti visitati e app usate. Si puรฒ persino conoscere in tempo reale la posizione geografica del dispositivo o addirittura comandarlo a distanza affinchรจ scatti foto, giri video, registri l’audio di tutto quello che accade vicino al telefono. Esistono diverse applicazioni cosรฌ”.
“Una, per esempio, รจ Qustodio. Rileva la posizione GPS del telefono controllato, le app usate di frequente, le chiamate fatte e tutti gli SMS in transito. La versione a pagamento permette anche il controllo dei social, il blocco chiamate e altro ancora”.
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6. Come faccio a controllare che cosa si dice di mio figlio in Rete?
“Bisogna aiutare il ragazzo a fare una ricerca molto particolare: quella su se stesso.ย Detta “egosurfing”ย (neologismo anglo-latinoย), si tratta di una pratica consigliata: serve per verificare la propria reputazione online.ย Ogni quanto eseguire questa verifica? Non esiste una vera e propria posologiaย: farlo tutti i giorni diventerebbe un’ossessione, una volta al mese potrebbe bastare. Ecco un consiglio utile: meglio fare in modo che l’egosurfing venga eseguito in automatico, in modo che Google ci avverta se veniamo citati online. Basta impostare un avviso automatico, dettoย alert”.
“e se si trova qualcosa che non va? I casi sono due: o il materiale che risulta sgradito รจ stato caricato da noi in passato (ma attenzione: non possiamo chiedere la rimozione di contenuti senza una valida motivazione) oppure, ahi ahi, รจ opera altrui. In entrambi i casi dobbiamo rivolgerci a Google. E’ sufficiente che quel materiale non compaia nelle ricerche, anche se non scompare del tutto, l’importante รจ che non lo trovi nessuno”.
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